Rocky Votolato - Automatic Rifle

domenica 21 giugno 2009

You Are Bright


Finalmente, dopo la paura per le condizioni di Dave, i Depeche si esibiscono in Italia!! Primo concerto, Stadio Olimpico di Roma, partenza in auto da Bologna intorno a mezzogiorno, arrivo alle 16 circa, qualche problema di comunicazione con i vigili urbani per le indicazioni per il parcheggio (“sempre dritto svoltando a destra”), poi l'ingresso allo stadio, bello, soprattutto per ciò che lo circonda, la piscina con le statue Romane, i pavimenti a mosaico, gli alberi, una atmosfera da Anfiteatro. I posti numerati sulle gradinate purtroppo non sono un granchè, troppo in basso, e in più la visuale è parzialmente ostruita dalle casse acustiche e da un cancello.

Ci spostiamo più in alto sperando che nessuno venga a reclamare i propri posti, siamo lontani dal palco, ma almeno riusciamo a vederlo. Non siamo riusciti a goderci appieno il concerto, l'acustica dell'Olimpico non è proprio ottimale, in più 2 ore di concerto volano via velocemente, molto meglio il concerto successivo a S. Siro che poi descriverò.

All'uscita non riusciamo a resistere all'odore di porchetta e salsiccia che si sprigiona dai tantissimi “porchettari” che circondano lo stadio, quindi concediamo le nostre ansiose fauci a due gustosi panini con salsiccia fumante, uno con aggiunta di maionese, l'altro, il mio, farcito con una foglia d'insalata di dimensioni imprevedibili, che, vista la mia avversione per le verdure, rimuovo con tutte le precauzioni del caso. Il tutto annaffiato da una istituzionale coca-cola.

Partenza dopo la mezzanotte e arrivo a Bologna intorno alle 4.30, stanchi ma soddisfatti per una bella esperienza.

Due giorni dopo concerto a Milano S.Siro, stadio molto più pratico e più adatto ad un concerto. I cancelli aprono in ritardo, poi di corsa su per la salita a spirale per trovare i posti migliori del secondo anello rosso, Visuale molto buona, siamo più vicini al palco essendo S.Siro privo della pista d'atletica.

Nell'attesa i seggiolini ci provocano un fastidioso dolore al fondoschiena, inconveniente trascurabile dal momento che non si è mai visto nessuno seguire un concerto a sedere, tranne il nostro vicino di posto che lo ha seguito tutto accomodato sullo scomodo scranno, (ma come si fa, neanche fosse un concerto di musica liturgica!!).

Aspettando i Depeche si esibisce Dolcenera, piano e voce, esegue alcuni suoi brani e una toccante cover di “Smells like teen spirit” dei Nirvana. Poi è il turno dei prescindibili M83.

S.Siro a vederlo semivuoto sembra piccolo, ma man mano che si riempe si capisce che non lo è, e una volta gremito è veramente uno spettacolo affascinante.

Il pathos è lo stesso del primo concerto, l'attesa si interrompe sull'intro di “In Chains” e con l'ingresso di Dave. Purtroppo non abbiamo ancora imparato a menadito i testi di “Sounds of The Universe” anche se durante il viaggio abbiamo fatto un veloce ripasso, quindi a volte emettiamo improbabili fonemi pseudo-anglofoni che abbiano qualche attinenza con il testo. La cosa bella è che in queste circostanze ci cerchiamo con lo sguardo. La canzone al primo approccio su CD non è il massimo, ma l'ascolto ripetuto e la versione dal vivo ce la fa apprezzare maggiormente, anche se permane una certa dissonanza tra uno stile “ambient” dell'inciso e una forma fanciullesca del ritornello.

Ma i DM ci hanno abituato alle dissonanze, soprattutto a livello strumentale. Segue “Wrong”, pezzo incalzante e ossessivo, rende abbastanza bene dal vivo anche se non dispone di un ritornello che possa trascinare una folla, la cantiamo con la manina alzata a mò di “ok”.

Poi è la volta di “Hole to Feed” il cui ritornello si presta bene a essere cantato (“We are here, we can love, we share something...”), il resto del cantato si impasta un po' con la musica. Si continua con un classico, “Walking In My Shoes”, pezzo magico con alcuni passaggi da peli dritti, rimarrà per sempre un must. Poi “It’s No Good”, non un vero e proprio classico ma sempre godibile.

Ok, partono le prime note di “A Question Of Time”, la cosa difficile è prendere l'attacco “I've got to get to you first”, poi ci si scatena sull'incalzare del trascinante ritornello strumentale (“na-na-na-na-na-naaaa na-na-na-na-na-naaaa) e si ammira Dave nelle sue classiche piroette, anche se una volta faceva più giri su se stesso!! Urla, brividi e qualche lacrimuccia. Parte “Precious” con la sua struttura armonica elegante, non è uno dei miei brani preferiti, ma dal vivo rende meglio che su CD. Attacca “Fly On The Windscreen”, pezzo minimale ed ipnotico eseguito tale e quale alla versione dell'album.

E' la volta di Martin che esegue “Little Soul” che ci permette di sederci. Prescindibile. Ancora Gore con “Home”, nella sua cadenza ripetitiva, riceve applausi scroscianti. Torna Dave con ”Come Back”, francamente non uno dei pezzi migliori del nuovo album, bello l'intro strumentale. Siamo a “Peace”, brano per me banale, ma la versione live lo trasforma in positivo: rivalutato.

“In Your Room”, cupa e trascinante, altri brividi, cantare “your favourite slave” ad occhi chiusi fa bene all'anima. “I Feel You” con il suo riff blueseggiante e suadente ci scatena nelle danze, urlare a squarciagola “this is the morning of our love” è un mantra liberatorio. Un po' a sorpresa i Depeche eseguono “Policy of Truth” con la bella scenografia video di palline che rimbalzano, per un attimo sembra di tornare al Violator tour.

E' la volta di “Enjoy the Silence”, brano che parla da sé, ritmo dance ma atmosfera eterea, pelle d'oca ragazzi, mano nella mano alzate al cielo, testo commovente, bacio sincero, un pezzo del mio cuore è rimasto a S.Siro. Le emozioni proseguono con ”Never Let Me Down Again”, uno dei miei brani preferiti, una perla armonica rara, trascinante, le mani di tutto il pubblico ondeggiano insieme a quelle di Dave, uno spettacolo mozzafiato.

“Stripped” è il degno seguito, canzone che ho amato parecchio nel suo minimalismo etereo, la canto ad occhi chiusi. Attacca “Master And Servant “ nel suo incedere triviale e perverso, mi parte qualche sputacchio cantando “let's play...”, discreta resa dal vivo. Poi “Strangelove”, altro classico senza tempo, conosco tutte le versioni pubblicate e riconosco ogni singolo suono, torno per un attimo un ragazzino con le cuffie in testa a carpire ogni sonorità.

“Personal Jesus” mi fa saltare come una molla, un blues elettronico di rara bellezza, tutto lo stadio canta “reach out and touch faith” con le mani alzate, fighissimo. Il concerto si chiude con “Waiting For The Night”, ballata elettronica a due voci, scelta discutibile come brano di chiusura, un pezzo ritmato sarebbe stato meglio.

Che dire, nella mia vita ho visto 8 concerti dei Depeche, la loro musica mi ha accompagnato per tutta la vita, è un riferimento costante, quando ripenso alle gioie ed ai dolori della mia esistenza sento nella mia testa le loro canzoni. Non li vedevo dal vivo da 19 anni, mi pare incredibile, sembra ieri, le emozioni rimangono le stesse dell'adolescenza, non hanno età. Forse, se non li avessi conosciuti, sarei una persona diversa, migliore o peggiore non so, ma diversa.

E' stata una bella esperienza, il viaggio, le corse, le urla, i balli, la gioia, la fame, la stanchezza; ma la cosa più bella è che al mio fianco avevo la persona che amo.